L’auto elettrica rappresenta, a tutti gli effetti, il futuro. La sostenibilità ambientale e la diminuzione degli idrocarburi sono gli obiettivi che le case produttrici si pongono per un futuro non troppo lontano. Le previsioni degli analisti affermano che entro il 2032 il 50% degli autoveicoli saranno alimentati a batteria, mentre si parla, anche se nebulosamente, del 2040 per uno switch completo.
Sono auto alimentate esclusivamente a batteria, perciò non rilasciano emissioni durante la guida e sono, perciò, sostenibili al cento per cento, per quanto riguarda la marcia. Affronteremo in seguito il dibattito in corso sulla non piena sostenibilità del veicolo considerato nel suo insieme. I problemi di autonomia che invece affliggevano i compratori fino a pochi anni fa sono stati in buona parte risolti. A carica completa, le auto BEV raggiungono, ad oggi, un'autonomia tra i 300 e i 600 Km, permettendo così una notevole versatilità di utilizzo.
Non sono veicoli completamente elettrici. Utilizzano un motore endotermico (chiamiamolo: “normale”) ed uno elettrico. In questo caso, il motorino elettrico funge da supporto a quello principale. Situazioni comuni sono, ad esempio, la necessità di un “boost” in partenza, l’ausilio per uno spunto in salita o altri casi nei quali si necessiti di un incremento di potenza. La ricarica della batteria interna avviene in frenata o in decelerazione. Questa tipologia di motore è particolarmente indicata per coloro che vogliono evitare l’ansia da autonomia, non vogliono preoccuparsi dell’ubicazione delle stazioni di ricarica e, molto importante, pongono anche un occhio al portafoglio. Infatti, la quantità di carburante risparmiata è, ad oggi, risibile, però c’è. Per quanto riguarda le “full hybrid”, il motorino elettrico è un po’ più potente e permette di compiere brevi percorsi in modalità elettrica, prima dell’intervento del motore endotermico.
La parte elettrica del motore può essere collegata (plug) ad un distributore di energia elettrica, a differenza dei Mild che, come abbiamo detto, si caricano solo tramite frenata o decelerazione. Questo permette di aumentare considerevolmente l’autonomia del motorino e quindi di riuscire a coprire distanze piuttosto ampie in modalità completamente elettrica. Alcuni modelli già in produzione superano i 40 Km di autonomia, se consideriamo percorsi in città o spostamenti medi è un risultato eclatante. Per il resto interviene un comune motore endotermico. Sono auto estremamente versatili e dai consumi decisamente ridotti. Si viaggia elettricamente per gli spostamenti brevi, e si ha l’autonomia necessaria per gli spostamenti più lunghi. Il risparmio, è facile capirlo, è notevole.
Non esiste, ad oggi, una normativa univoca. Le diverse Regioni applicano bonus differenti, tutti in maggior parte legati alle emissioni di CO2. Si tratta comunque di cospicui incentivi all’acquisto, esenzione dal pagamento del bollo e dell’assicurazione e possibilità di circolare anche nelle ZTL. Maggiore la sostenibilità, maggiori i vantaggi, questa sembra essere ad oggi la linea adottata.
Il dibattito sulla mobilità elettrica è sempre più approfondito. Si parla soprattutto di “carbon footprint” ossia l’impronta di carbonio rilasciata da un veicolo.
Anche su un’auto completamente elettrica, la quale dovrebbe essere sostenibile al 100% si pone il problema spinoso della fonte di elettricità necessaria alla carica ed al ciclo di produzione. Se la carica avviene tramite fonti rinnovabili allora non produce Co2. Impatto zero? No. Poiché bisogna considerare l’intera filiera produttiva del veicolo che, ad oggi, per limiti strutturali e tecnologici, non può necessariamente essere considerata ecologica al 100%, considerando, ad esempio, la produzione delle batterie stesse, quella dell’alluminio, quella dell’acciaio e di tutti gli altri componenti del veicolo.
Abbiamo fatto una panoramica generale, senza pretesa di esaustività, sul mondo “elettrico”. Per chiudere, ci preme sottolineare alcuni aspetti, una specie di riassunto con qualche doverosa aggiunta. Tutte le tipologie sopra indicate producono indubbi vantaggi per l’ambiente, ovviamente saranno maggiori quelli risultanti da un’auto BEV (elettrica) e scenderanno in percentuale fino ad arrivare a quelli di una mild-hybrid. Ma tutte, dalla prima all’ultima contribuiscono a migliorare le condizioni dell’ambiente. La strada dell’autonomia sempre maggiore è quella che le case automobilistiche perseguono maggiormente e che, in un futuro non troppo lontano, porteranno la mass adoption ad un livello sempre più alto. La “carbon footprint” è un altro parametro da considerare, avendo però sempre presente le diverse tipologie. Una full electric alimentata con energie rinnovabili, ha il punteggio migliore.
Citando Christian Bauer, ricercatore del Paul Scherrer Institut (PSI): “Rispetto a quelle a combustione, le auto elettriche richiedono ancora più energia per la produzione. Ma se si utilizza elettricità green, il gap viene compensato dopo poche decine di migliaia di chilometri". Questa affermazione ci restituisce pienamente la dimensione del fenomeno elettrico applicato alla mobilità.
Ovviamente, lo studio relativo a tutto ciò che gravita intorno alla mobilità sostenibile non può che fare del bene ad altri settori, i quali potranno avvantaggiarsi delle competenze acquisite per sviluppare nuovi progetti atti a preservare l’ambiente.
L’unica nota dolente, a parer nostro, è la scarsità di stazioni di ricarica, cosa che, per inciso, funge spesso da deterrente all’acquisto. Ma il mondo intero si sta attrezzando, si stima che in pochi anni dovrebbero essere installate colonnine di carica sufficienti a sostenere il circolante elettrico.
In conclusione, c’è ancora molto da lavorare, ma la direzione presa è sicuramente quella corretta. Fino a pochi anni fa non avremmo immaginato questo punto di arrivo. Ora, è necessario trasformarlo in un punto di partenza e continuare a perseguire l’obiettivo principale: la sostenibilità.